Sono un operatore sociale, mi occupo, fra l’altro, di formazione professionale e orientamento al lavoro. Io e i miei colleghi lavoriamo per far si che le persone in accoglienza diventino autonome e a cercarsi un lavoro. Supportiamo il processo di consapevolezza di sé, delle proprie risorse e dei propri limiti, avviamo percorsi di formazione adeguati, come si fa una ricerca e un buon colloquio di lavoro, cerchiamo alleati tra i formatori e le aziende del territorio, ne curiamo i rapporti.
Come abbiamo fatto con “P’Orto Franco”, una giovane azienda di Sant’Elpidio a Mare, i cui titolari sono coetanei del nuovo bracciante, Djibril, che ha 25 anni come Paola Di Girolamo, mentre gli altri due soci, Roberto Cerquozzi e Chiara Di Girolamo sono un po’ “più vecchi”. Il primo incontro risale a quasi due anni fa e da allora ci siamo sentiti periodicamente per capire se e come avremmo potuto collaborare. In questo tempo l’azienda ha costruito un’attività importante fatta di presenza nel territorio, che da lavoro a giovani, che utilizza metodi naturali e che ha aperto alcuni punti vendita.
La scorsa primavera, entrando in azienda trovo bambini di una scuola d’infanzia che imparano e giocano nella fattoria didattica e poi piante da frutta, ortaggi, animali da cortile e uno spazio all’aperto adibito a feste di compleanno: mi chiedono se conosco una persona volenterosa di imparare e di inserirsi nel settore. Pochi giorni dopo torno insieme a Djibril, un giovane maliano che conosce bene quel tipo di lavoro e, pur essendo un silenzioso osservatore, si trova subito a suo agio: è un ambiente in cui si lavora tanto ma anche si condivide sia la fatica che il ristoro, i momenti duri come quelli di festa.
Oggi in campagna si incontrano giovani con un’istruzione superiore, come nel caso di P’Orto Franco, gente che deve mandare avanti l’attività ma che ha attenzione anche all’ambiente e ai rapporti umani. Si comincia con un tirocinio che permetta all’azienda e a Djibril di capire se quello è il posto adatto dove impegnare le proprie energie, se le mansioni sono adeguate, se il rapporto di lavoro “funziona”. E nei mesi successivi verifichiamo che funziona davvero, tanto che Djibril lavora volentieri con i titolari e gli altri operai, non si tira indietro e svolge con competenza e buona volontà tutte le mansioni.
Lo scorso agosto, durante una visita di tutoraggio gli chiesi del colpo di stato in Mali e della sua famiglia; Djibril mi disse che stavano bene, più per rassicurare me, mi era sembrato, o per scacciare il pensiero. Di queste cose parla anche con Roberto, che non è solo uno dei soci dell’azienda in cui lavora ma è il suo tutor ed è anche un punto di riferimento che si è preso cura di lui; e dopo il tirocinio l’azienda ha attivato un contratto di lavoro subordinato. Djibril (che già ha avuto il supporto di una famiglia, vedi qui ) completa così il suo percorso di inserimento nel territorio con un lavoro vero.
Ossia, non un lavoro nero, come capita a volte a chi non può usufruire di strutture preposte all’accoglienza integrata come lo “Sprar Era Domani” ad esempio.
Ossia, non un lavoro grigio come capita a chi, in mancanza di un servizio pubblico come il nostro o un sindacato, viene assunto a tempo pieno ma poi lavora la metà.
Ossia, non uno sfruttamento, come succede a chi, respinto ai margini della società, fa le valigie a va a lavorare per qualche caporale, vivendo sotto una tettoia di lamiera senza acqua corrente né luce né gas.
Oggi Djibril ha un lavoro e una casa, può occuparsi di se e il risultato è raggiunto grazie al suo impegno e a quello dello Sprar, della famiglia Ricci che l’ha ospitato per un periodo e di Roberto, Paola e Chiara che hanno contribuito notevolmente a questo esito: perché P’Orto Franco è un’azienda agricola fatta di persone che valorizzano le persone, il proprio lavoro, e la natura. Una risorsa per il territorio.
Marco Milozzi