Storie di convivenza

Storie di convivenza

“Non ce la sentimmo di dire subito no, ma neanche eravamo sicuri di rispondere sì. Ne parlammo tra noi: c’era curiosità e voglia di fare qualcosa, ma anche dubbi che riguardavano l’utilità reale, per un ragazzo che magari sarebbe stato meglio insieme a suoi coetanei, invece che a due persone molto più anziane di lui. Quando prevalse il sì, ci accorgemmo che dietro alla decisione c’erano motivazioni che venivano da lontano ed erano legate al dovere-piacere di  mettersi in gioco.
Ci convinceva e ci piaceva l’impostazione del progetto: il cosiddetto “problema” dei migranti potrebbe perdere gran parte del suo impatto negativo se ci fosse accoglienza diffusa in tutti i comuni italiani e anche in molte famiglie, che sarebbe, poi, la modalità migliore per la loro integrazione.
Una parte piccola della nostra accettazione era poi legata alla risposta da dare a quell’ invito provocatorio che spesso ci era stato rivolto: “E allora prendili a casa tua”. Che bello poter rispondere: “Certo, io l’ho preso.”