Grazie al meraviglioso festival del turismo sostenibile IT.A.CÀ, il borgo di Ussita è stato per un sabato la nostra isola. Anticipando di qualche giorno la Giornata mondiale del Rifugiato, abbiamo pedalato e camminato, ammirato e respirato.
Il nostro racconto parte da qui, con un video che mescola salite e discese, soste e bagni.
Delle amiche e degli amici che ci hanno accolto leggerete nei prossimi giorni.
Perché meritano parole semplicemente speciali. (Ussita, 12 giugno 2021)
“È come la Somalia” hanno esclamato Said ed Ahmed appena entrati nel faggeto di Ussita. “Assomiglia al Kashmir, anzi no, alla Bosnia che ho attraversato a piedi o correndo” è stato il controcanto del pakistano Usman.
Ad accompagnarli Jolanda e Ilaria, oltre alle amiche e agli amici di IT.A.CÀ.
Amaya li ha coinvolti in attività di gruppo o a coppie, per conoscersi e riconoscersi nella natura.
Hanno abbracciato gli alberi, ascoltato le loro memorie, confortati dal loro sostegno.
Hanno anche ballato sotto un larice, ascoltato la musica proveniente da un faggio attraverso degli elettrodi, fatto un percorso a piedi nudi e bendati.
Affidandosi alla vista del compagno sconosciuto.
Sono tornati rigenerati.
E una volta a casa, ciascuno nella sua, si sono sentiti gruppo.
Lungo l’altro percorso di IT.A.CÀ, sabato scorso hanno camminato Marco e Prisca, insieme a Favour e Christiana, originarie della Nigeria, e Claudia, proveniente dal Camerun.
A guidarli Patrizia e Ruben, con i loro racconti sulle tradizioni dei Sibillini e su quello che ha rappresentato e continua a rappresentare il terremoto.
Sì, perché dopo i primi passi a chiacchierare delle possibilità di lavoro che si stanno valutando in questo periodo, la nostra carovana è stata letteralmente avvolta dalla natura e da quelle voci che hanno chiesto loro una sola cosa: fare da testimoni di una simile esperienza, narrare a chi non c’è stato cosa sono i Sibillini e cosa rappresentano quelle associazioni di comunità (tra le quali C.A.S.A.) che caratterizzano queste terre mutate con il loro dinamismo.
Un racconto snodato anche attraverso la dimenticanza in cui è stata lasciata questa zona, dove i danni del sisma sono stati ingenti, rispetto ad altre località.
C’è stata anche la possibilità di conoscere e fare amicizia con tante altre persone: tra queste Marilena, infermiera di Emergency, che passo dopo passo ha voluto respirare quella meraviglia insieme alle nostre curiosissime ragazze.